Il sintomo e il suo significato psicologico
Cosa vuole comunicare un sintomo?
Prima di tutto un sintomo è comunicazione: è un urlo, una richiesta di aiuto. Il sintomo ha una funzione comunicativa ed esprime un malessere. Un attacco di panico, una compulsione, un attacco bulimico, una fobia o altre manifestazioni sono il punto di partenza per iniziare a costruire la storia della nostra sofferenza.
Con un sintomo spesso una persona si fa portavoce di una sofferenza del suo intero sistema di relazioni, che sia una famiglia, una relazione di coppia, un’amicizia o un contesto lavorativo. Per questo motivo coinvolgere, fisicamente o nell’immaginario, l’intero sistema nella comprensione della sofferenza e nel processo di cambiamento può risultare molto utile se non fondamentale.
Solitamente il sintomo si presenta quando ad un certo punto qualcosa si blocca: un sistema familiare, una relazione, una fase del ciclo di vita. Ad un certo punto qualcosa comincia a non funzionare più come prima e iniziamo a provare sofferenza e a sviluppare un sintomo. Proprio in relazione a questo blocco, spesso il sintomo ci fa vivere una sorta di a-temporalità, di “tempo sospeso”: il sintomo diventa un vortice che non ci permette di vedere vie d’uscita, come in un ascensore bloccato. In queste situazioni ci può essere di grande aiuto provare a vedere la situazione sotto un’altra luce, un altro punto di vista che ci permette di uscire dal vortice sintomatico e aprirci a una spirale di cambiamento.
Il sintomo non solo emerge dal blocco di un sistema ma permette al sistema di rimanere bloccato, esattamente in una posizione omeostatica. Per questo motivo spesso abbandonare un sintomo può sembraci impossibile e risultare molto faticoso. Se da una lato siamo spinti verso il cambiamento per non provare più sofferenza, dall’altro lato siamo tirati da altre forze (familiari, relazionali, contestuali o interne) che ci tengono legati al sintomo. A volte infatti può capitare di provare un vero e proprio conflitto interno, tra il cambiamento e l’omeostasi.
Conoscendo il messaggio che un sintomo vuole comunicare, la sua storia e la sua evoluzione, riconoscendo il suo valore comunicativo e la sua “funzione positiva” possiamo iniziare a costruire e comprendere la storia della nostra sofferenza che ci prepara e accompagna ad abbandonare il sintomo e a riprendere in mano la nostra vita!
Ricevo online o in studio a Varese e Inveruno: psicologamariagaiera@gmail.com / 3426282584